In tutto il mondo, ormai, mangiare è diventato qualcosa da condividere: che si tratti degli affetti più cari o semplicemente degli amici e/o del fidanzato, lo stare a casa è sempre meno diffuso tra le nuove generazioni. Del resto non esistono più le casalinghe di una volta, quindi si al food sharing imperante, ma chi si mette poi a pulire casa, rassettare e riordinare il tutto quando gli amici se ne vanno?
Questa esigenza, questo nuovo modo di intendere la convivialità ha portato, per una questione proprio di logica, a far sì che lo stesso mercato non solo si adeguasse a questo nuovo mood ma addirittura cambiasse del tutto.
Non siamo più “animali da cucina”, consentiteci il termine, come accadeva tantissimo tempo fa, ma una cosa è certa: il cibo e propriamente l’azione del mangiare sono qualcosa di specificatamente umano. Il pasto insieme, antropologicamente parlando, resta dunque un fondamento della vita sociale, contraddistinto dal fattore importante dalla condivisione. Il cibo insomma permea ogni aspetta della nostra vita di consumatori tanto da toccare argomenti e contesti, come quelli a cui abbiamo accennato sopra, anche molto lontani dall’alimentazione.
E’ come se l’uomo avesse bisogno di raccontarsi attraverso il cibo.
Non dimentichiamo che ci troviamo nella generazione che ha visto nascere i cosiddetti foodies, che hanno portato all’adozione di nuove abitudini e soprattutto nuovi comportamenti di consumo.
Dopo tutto se diamo per buono e scontato che siamo ciò che mangiamo questi argomenti non dovrebbero stupirci affatto.
Probabilmente le ragioni di questo cambiamento vanno ricercate nella crisi finanziaria globale del 2007 che ha avuto conseguenze non solo sullo scenario macro-economico ma anche sulle abitudini delle persone: si è diffuso, da allora, un evidente clima di insicurezza, che ha spiegato la scalata del cibo da valore funzionale a un bisogno strettamente legato alla comunità, all’espressione di sé e alla costruzione di rapporti e legami in grado di farci stare bene e sfuggire a quella incertezza.
Noi di Pans & Co. Italia non potevamo non adeguarci a queste nuove modalità: forti del concetto che il cibo e l’azione del mangiare in generale siano una modalità di racconto, abbiamo reso i nostri ristoranti veri e propri luoghi per stare insieme, dove le persone si possono raccontare, rilassarsi, svagarsi, sgranocchiando qualcosa in qualsiasi momento della giornata.
I nostri concept, con il loro design minimal e industrial, sono diventati veri e propri poli foodies, in grado di fornire una scelta gastronomica varia, articolata e soprattutto adatta, più che ai gusti, alle esigenze collegate a quel determinato pasto.
Non più cibo veloce intenso come format di retail impostosi tra l’altro in tutto il mondo, ma luoghi della sosta, del piacere e del comune, in grado di soddisfare gusti e bisogni.
E voi, avete già vissuto la vostra food experience da Pans & Co. Italia?
La condivisione del cibo favorisce il dialogo, la riflessione e il piacere della socialità: un rito intramontabile del quale noi italiani, proprio per le nostre origini, dobbiamo diventare icona del mondo.
Vi aspettiamo come sempre a braccia aperte!
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